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Ambiente e territorio
(a cura dell'Ufficio Promozione Turistica)
Per chi ama il verde e la pace dei boschi, Santadi possiede un patrimonio boschivo straordinario. A pochi km dal centro abitato infatti, si estende la splendida foresta di Pantaleo che comprende alberi secolari, querce, filliree, sughere ma soprattutto importante in quanto unica in Europa, la lecceta.
Tutta la zona è ricca di sorgenti e di uno straordinario sottobosco ricco di funghi. Il bosco ha consentito la sopravvivenza del cervo sardo e del daino che vengono protetti per assicurarne la continuità della specie. Sempre ai piedi del bosco si trova l’edificio che ospita il cantiere dell’Ente Foreste, che si occupa di ripristinare la vegetazione nelle aree degradate, vigilare sulla presenza e la diffusione degli animali che abitano il bosco e la difesa degli incendi.
Agli inizi del Novecento la foresta è stata sfruttata da diverse società tra cui la francese Petin & Gaudet, che si occupava di trasportare, attraverso una ferrovia che arrivava sino al mare, il carbone vegetale prodotto in loco.
A testimonianza di ciò, si trovano nella foresta di Pantaleo, numerosi edifici alcuni ormai ridotti a ruderi, altri invece in buono stato di conservazione.
Santadi offre ai propri visitatori importanti siti archeologici come la "Tomba dei Giganti".
Scoperta in località Barrancu Mannu, a pochi km dal centro abitato, si erge in uno scenario naturale incantevole, tra dirupi e picchi granitici. Le vecchie popolazioni attribuirono al sito questo strano nome, poiché sostanzialmente si tratta di una tomba collettiva, in cui al suo interno venivano sepolte le genti del vicino villaggio nuragico. Costruita con grossi blocchi di granito, è costituita da un lungo corridoio avente una piccola apertura con altezza 60 cm e larghezza 50 cm.
Eretta in una zona strategica da cui era possibile controllare le valli sottostanti, con lo scopo di difendere l’attività pastorale della comunità del luogo e le proprie genti.
Alcuni attribuiscono a questo sito dei poteri curativi, quasi magici, dovuti ai particolari campi magnetici ivi presenti.
Altro sito di notevole importanza è "Pani Loriga", ubicato in una collina che non supera i 200 m. d’altezza, ospita un enorme insediamento civile e militare di epoca fenicio punica nonché i resti di un imponente nuraghe.
Fondata nel VII secolo a.c. da coloni fenici ha avuto una lunga sopravvivenza poiché si presentava isolata e quindi idonea ad un insediamento di carattere militare ma, nell’altura di Pani Loriga, gli avvicendamenti culturali si ritrovano stratificati quasi ininterrottamente dal quarto millennio a.c. fino all’ottavo secolo d.c. con chiare tracce di frequentazione prenuragica, nuragica, fenicio-punica, romana e bizantina.
Gli scavi iniziati negli anni sessanta proseguiti poi negli anni settanta hanno consentito l’individuazione di tre distinte cinte murarie avvolgenti la collina ad altezze diverse, di una vasta necropoli ad incinerazione in fosse, di una necropoli ipogeica e di un quartiere di abitazioni civili, con strade e isolati.
A ribadire l’importanza che il territorio del Sulcis ebbe in epoca nuragica, oltre i numerosi nuraghi, dai più semplici a quelli complessi, tombe dei giganti, fortezze e terrazzamenti edificati un po’ dappertutto ci sono i templi a pozzo, il monumento più appariscente e spettacolare di quelle genti.
Circa quarant’anni fa nelle colline vicino Santadi, venne scoperto un tempio ipogeico (Grotta di Su Benatzu) all’interno di una vasta grotta carsica. Al suo interno a 130 m. dall’imboccatura per una profondità di circa 95 m., si trova il tempio preceduto da una camera ricca di pozze d’acqua e formazioni stalattitiche.
Sulla parete di fondo si trova una stalagmite fungente da altare di m.1,80, con ai piedi un pozzetto d’acqua e accanto ad esso vi era il focolare, vicino al quale sono stati trovati accatastati numerosi reperti, oltre 2000. Tra gli oggetti in metallo ritrovati vi erano pugnali, spade, armi in genere; oggetti ornamentali come bracciali, anelli e collane; utensili domestici come falce e specchio ed infine oggetti votivi e talismanici tra cui l’importantissima navicella e il tripode, tutti risalenti al periodo che va dall’820 al 730 a.c.
L’intero territorio comunale è ricco di grotte e cavità, che per la diversità delle condizioni geologiche hanno determinato grandiosi fenomeni carsici.
Le più conosciute sono le grotte di Is Zuddas, aventi uno splendido scenario sotterraneo creato dall’incessante azione dell’acqua in un periodo calcolato intorno ai 600 milioni di anni.
La grotta ancora in attività, consta di diverse sale ognuna delle quali si differenzia per le particolari caratteristiche delle concrezioni, stalagmiti, stalattiti, aragoniti, colate e le spettacolari concrezioni eccentriche, che rendono questa grotta unica al mondo, dovuta alla loro concentrazione in un’ unica sala. Le grotte, aperte al pubblico dal 1985, hanno avuto nei primi anni novanta, il più alto numero di presenze ( circa 60000 ), che è andato calando col passare degli anni fino ad arrivare alle attuali 30000 presenze. All’interno la temperatura è pari a 16° costanti con un’ umidità vicina al 100% per un percorso turistico di circa 500 metri.
All’ingresso della grotta si possono ammirare i resti di un roditore preistorico estintosi circa 400 anni fa, il Prolagus Sardus, vissuto solamente in Sardegna e Corsica. Ricco di storia, Santadi offre ai suoi visitatori un panorama museale di notevole importanza.
Nel Museo Archeologico sono racchiusi reperti provenienti da diversi siti del Basso Sulcis, che tracciano la storia dell’esistenza umana del territorio, dagli insediamenti primitivi del sesto millennio a.c., sino alle fasi fenicio - puniche e romane del primo millennio a.c.
Sono presenti inoltre ceramiche, pugnali in rame e bronzo e migliaia di vasi del deposito votivo della grotta di Su Benatzu.
Nella struttura è presente un laboratorio ideato per attività didattiche.
Il Museo Etnografico ha sede in una vecchia casa dei primi del Novecento. Situata nel centro abitato rispecchia la classica abitazione contadina ancora presente nel territorio del Sulcis.
All’interno si trovano l’anticamera, la camera da letto dove dormiva tutta la famiglia, e la sala da pranzo, tutte arredate con mobili antichi.
All’esterno si trovano esposti gli utensili per la preparazione e il consumo dei cibi e nelle vicinanze le lolle ( is lollas ) sotto le quali vengono riposti gli attrezzi utilizzati per il lavoro agricolo.
Terzo museo da prendere in considerazione, è il Museo del Libro meglio definibile come mostra permanente del libro, che ha sede presso la Scuola Media del paese. Suddiviso in diversi settori, è stato creato dai bambini di un età compresa tra i 4 e i 13 anni, con l’ausilio degli insegnanti delle diverse classi.
I lavori in esso racchiusi, vengono creati in specifici laboratori attraverso attività manuali, eseguite dai più piccoli, e multimediali, eseguite dai ragazzi delle scuole medie.
Aperto al pubblico dal 2002, in esso sono raccolti lavori provenienti da tutta Italia, eseguiti negli ultimi otto anni scolastici. Inoltre l’Istituto Comprensivo di Santadi è promotore dei concorsi a livello nazionale “Leggilo anche tu“ e “Scrivilo anche tu“.
Il paese offriva nei tempi passati alcune attività artigianali attualmente quasi scomparse, quali la realizzazione dei cestini nelle sue due tipologie, quelli realizzati con le canne ed il legno di olivastro o fillirea e quelle realizzati con lo stelo del grano ed il giunco; impagliatura delle sedie e ricamo.
Attualmente sono sorte delle piccole attività di coltellinai.